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La Sibilla cumana è una delle figure più inquietanti, misteriose ed affascinanti della mitologia greco-romana. Sibille, erano chiamate le sacerdotesse di Apollo, il bellissimo Dio del Sole, in possesso di poteri divinatori concessi loro dalla Divinità. Vivevano in grotte oscure o in prossimità di fonti sacre e sul significato del loro nome, c’è la stessa oscurità e lo stesso alone di mistero che circondava la loro figura. “Vergine Oscura”, secondo alcuni, il significato del termine Sibilla, proprio perché vivevano in luoghi oscuri e misteriosi; inaccessibili. E proprio per questo, e per i loro infallibili responsi, le Sibille erano assai temute e rispettate. La Sibilla era “posseduta” da potere divino che acquisiva attraverso il respiro di vapori che uscivano da fenditure del terreno nei pressi della grotta in cui viveva (l’Antro della Sibilla) e con libagioni di acqua di Fonte Sacra. Masticava foglie di lauro, pianta sacra al dio Apollo, atto con cui suggellava la sua unione con la Divinità. Come ogni altra Sacerdotessa, la Sibilla era la “sposa” del Dio, ma non si trattava di amplesso fisico: la Sibilla, infatti, conservava intatta la sua verginità, poiché “l’amore” di Apollo nei suoi confronti era solamente un “soffio” trasfuso in lei, conservandola nello stato di verginità.